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Intervista a Rosario Pistorio, amministratore delegato della società

Rosario Pistorio

Sonatrach Raffineria Italiana ha compiuto un anno a inizio mese ed è tempo di bilanci. In questi 12 mesi i vertici della società hanno gestito il passaggio di consegne con Esso Italiana e al contempo eseguito con successo un’accurata manutenzione straordinaria dell’impianto di Augusta. Dopo questa fase di transizione, Sonatrach Raffineria Italiana è pronta per altre sfide e per cogliere tutte le opportunità di mercato più convenienti, senza escludere di sbarcare prima o poi sulla rete con un marchio proprio. Questi sono solo alcuni dei temi affrontati nell’intervista a Rosario Pistorio, amministratore delegato della società.

Sonatrach Raffineria Italiana il 4 luglio scorso ha compiuto un anno dalla sua nascita, dal giorno della sua costituzione in srl. Può fare un bilancio di quest’anno?

Questo primo anno di vita di Sonatrach Raffineria Italiana di sicuro è stato estremamente positivo per diverse ragioni. In primo luogo, per la reazione costruttiva di tutti i dipendenti e per la tenuta dell’organizzazione in generale. Non era affatto scontato, soprattutto in casi come questo, in cui ci si deve staccare da una major del petrolio, come la ExxonMobil. Inoltre solo con qualche mese di preavviso abbiamo affrontato nel mese di dicembre 2018, dopo la chiusura dell’accordo definitivo tra Esso e Sonatrach, un complesso processo di transizione che ha riguardato tutti i sistemi e dipartimenti di supporto di una nuova azienda Petrolifera. Basti pensare all’implementazione di nuovi sistemi informatici e riconfigurazioni della logistica, ma soprattutto si è passati ad una Compagnia che ha dovuto ricentralizzare tutte le funzioni di supporto come le risorse umane, il payroll, le relazioni istituzionali, dopo anni di un assetto fortemente decentralizzato nei vari Head Quarters Europei. E tutto questo si è verificato dal giorno alla notte, il 30 novembre scorso. La società ha iniziato a camminare sulle proprie gambe, ad essere una stand alone Company. Abbiamo dovuto riorganizzare funzioni che prima erano svolte o da Esso Italiana o da ExxonMobil in pochissimo tempo con l’aiuto della casa madre Sonatrach. Abbiamo messo in piedi proprio a questo scopo importanti accordi con Business Partners di primo livello, come ad esempio IBM per i servizi di Information Technology. C’è stato un forte sforzo iniziale di bilanciamento tra l’esternalizzazione dei servizi non strategici e l’introduzione all’interno di Sonatrach Raffineria Italiana di nuove competenze in ambito fiscale e finanziario. Abbiamo costituito ex novo tutti gli organi societari, come ad esempio il collegio dei revisori, ed abbiamo infine approvato il bilancio 2018 di Sonatrach Raffineria Italiana srl durante il mese scorso. Si può dire che tutto il periodo di transizione volge ormai al termine. Finora Sonatrach Raffineria Italiana è stata una sorta di start up, con la peculiarità di un fatturato di 4 miliardi di euro l’anno.

Una bella eredità, quella che vi ha lasciato Esso Italiana…

Certamente. La Raffineria di Augusta è una delle più complesse all’interno del Mediterraneo, una delle poche a produrre le basi lubrificanti e i Depositi sono tra i più all’avanguardia nel settore.

A proposito della raffineria di Augusta, com’è andata la manutenzione straordinaria dell’impianto? Cosa è cambiato nel dettaglio?

Sono stati fatti notevoli investimenti in ambito di sostenibilità ambientale. Per fare solo alcuni esempi abbiamo installato bruciatori nei nostri forni a basso livello di Nox. Abbiamo in verità cambiato la totalità dei bruciatori in tre grossi forni di raffineria, coinvolgendo tre impianti differenti. Inoltre, abbiamo migliorato sostanzialmente l’efficienza dei nostri impianti, anche in termini di riduzione della CO2. Per la prima volta in questo sito è stato possibile identificare opportunità manutentive su tutti i servizi comuni che normalmente non vengono mai fermati, perché nell’alternanza dei cicli di manutenzione ordinaria non è possibile spegnerli, come ad esempio i sistemi delle acque di raffreddamento. Non solo quindi investimenti significativi in ambito di sostenibilità ambientale, che segnano la chiusura con successo del ciclo autorizzativo, ma interventi mirati al miglioramento dell’affidabilità degli impianti. Per citarne solo qualcuno, tutta la sezione del cracking catalitico ha subito un significativo revamping in termini di upgrade macchinari, strumentazione e struttura.

Questo ha comportato una modifica della resa dei prodotti? Producete sempre basi lubrificanti gruppo I o siete passati al gruppo II?

Non siamo passati al gruppo II, siamo ancora gruppo I che mantiene, comunque, sempre un grande vantaggio competitivo. Tra l’altro, per i prossimi 10 anni abbiamo un contratto di fornitura esclusivo con ExxonMobil per quel che riguarda i lubrificanti. Rimarremo a lungo un big partner per ExxonMobil. La raffineria di Augusta contribuisce per più del 60% all’intera produzione europea di basi lubrificanti gruppo I per ExxonMobil, rimanendo sicuramente un leader del mercato in tutta Europa.

Com’è la domanda per le basi lubrificanti gruppo I? C’è stato un periodo in cui la concorrenza tra basi lubrificanti di gruppo diverso è stata molto forte…

Sicuramente il gruppo II erode margini delle basi lubrificanti gruppo I leggere. Oggi il gruppo II è un grandissimo concorrente di basi lubrificanti di gruppo I, i cui gradi vanno dal CORE100 a CORE600, ma ancora la tecnologia per produrre basi lubrificanti gruppo II che sostituisca i gradi pesanti del gruppo I non è sufficientemente diffusa. Augusta produce proprio questo tipo di basi lubrificanti: gruppo I di tipo pesante. Lubrificanti usati per industria pesante, trasporti marini, trasporti eccezionali e via dicendo. Il gruppo I infatti può avere diversi gradi: 100, 150, 600, 800, 1000, 2500. Il 2500 è il più pesante, il 100 è il più leggero. Il gruppo II, al quale non si applica questa stessa nomenclatura, fa concorrenza principalmente ai gradi del gruppo I che vanno dal 100 al 600, ma dal 600 in più il gruppo I mantiene ancora il vantaggio competitivo e, in generale, il gruppo I forse ha perso qualche fetta di mercato rispetto agli anni passati, ma rimane ancora un prodotto ad altissimo valore aggiunto.

Cosa altro producete ad Augusta?

Produciamo la gamma di prodotti classica, dal Gpl alla Nafta, al Kerosene, alla benzina, al gasolio a basso contenuto di zolfo. Inoltre ci tengo a sottolineare che l’impianto di Augusta è un ottimo produttore di bitumi.

Sonatrach raffineria Italiana è interessata alla rete, a un marchio tutto suo?

Al momento l’acquisizione della rete non è nelle nostre priorità. Tuttavia ora che è passato l’anno di transizione, è anche questa una delle opportunità da valutare assieme alle tante altre. Non la escluderei al 100%.

Qual è la provenienza del greggio che importate? C’è una corsia preferenziale con l’Algeria?

Al momento c’è una fortissima sinergia intragruppo con la casa madre, quindi sì. Resta il fatto che l’approvvigionamento della raffineria è mirato alla massimizzazione delle produzioni di carburanti e di basi lubrificanti. Le nostre tipologie di grezzo provengono un po’ da tutto il mondo: Medio Oriente, Nord Africa, Azerbaijan, Canada, anche West Africa e con l’acquisto della raffineria da parte di Sonatrach, il greggio Algerino è diventato quello di elezione, così come lo sono diventati i semilavorati, in un’ottica di piena integrazione dell’upstream col downstream del gruppo Sonatrach, che oltre la raffineria di Augusta vanta anche il complesso di Skikda e di altre 4 raffinerie. L’acquisizione della raffineria da parte dell’Algeria è stata strategica per colmare il fabbisogno interno di prodotti finiti, come gasolio e benzina. L’Algeria attualmente produce circa un milione al giorno di barili di greggio e la sua capacità di raffinazione è di circa 500.000 b/g. C’è dunque nel paese un surplus di greggio e un deficit di prodotti finiti. L’acquisizione di Augusta aiuterà l’Algeria a riequilibrare la situazione.

C’è una buona compatibilità tra il greggio che arriva dall’Algeria e l’impianto di Augusta?

Sì, certamente. Senza entrare troppo nel dettaglio, il grezzo algerino non è assolutamente un tipo di grezzo aggressivo, a differenza di quello del Mar Caspio. È un greggio dolce e leggero, molto versatile, nel senso che si possono produrre con questo tipo di greggio oltre ai prodotti, anche basi lubrificanti.

Avete fatto molta attenzione alla sostenibilità ambientale nel fare questa manutenzione straordinaria. Vi tenta il Green? Produrrete biocarburanti in Augusta?

Si discute molto, anche in regione Sicilia, sul fatto che il futuro sia la riconversione green delle raffinerie. Ma io credo che i prodotti tradizionali continueranno a essere indispensabili per i trasporti nei prossimi 30-40 anni. La conversione green ha senso se c’è disponibilità di gasolio fossile per il blending. Oggi la percentuale di biocarburanti da miscelare è solo al 7% come da direttiva europea. Sicuramente una progressiva decarbonizzazione del settore è auspicabile, ne sono personalmente convinto. Ma il punto non è stabilire se la raffineria deve continuare a marciare o deve chiudere. Dal mio punto di vista è scontato che debba rimanere in marcia. Ma bisogna stabilire come gli impianti debbano continuare a marciare. Ed è chiaro che debbano continuare a marciare nel modo più sostenibile possibile, riducendo le emissioni di Co2, SOx, Nox, e via dicendo. Per l’impianto di Augusta, attualmente la cosiddetta riconversione green non rientra nei piani strategici perché dobbiamo rifornire di carburanti l’Algeria, un paese in via di sviluppo, e perché rappresentiamo un asset strategico per il sistema Italia. Ma questo non significa che non si continueranno ad adottare i moderni strumenti tipici della green economy ovvero l’attività continua per migliorare la sostenibilità degli impianti e dei prodotti, guardando anche a fonti di energia alternative a quelle tradizionali, a nuove misure di efficientamento energetico e di riduzione di consumo di risorse naturali e procedendo al più profondo riciclaggio di ogni tipo di scarto nell’ottica dei futuri criteri di circular economy ed end of waste.

Chi ha fatto l’investimento di 200 milioni di euro per manutenzione straordinaria dell’impianto?

L’investimento è stato fatto da Sonatrach Raffineria Italiana Srl, ma era stato già pianificato prima della vendita della raffineria da ExxonMobil, nell’ottica dei cicli di manutenzione straordinaria periodica. Sonatrach subentrando si è accollata il costo originariamente stimato, aggiungendo anche altre voci di spesa per essere sicuri che l’assetto dell’impianto sia solido e affidabile per i prossimi anni.

Dopo l’ingresso in UP, pensate di aderire anche in altre associazioni di categoria, come ad esempio Assocostieri o Assopetroli?

Siamo già parte di Confindustria Siracusa, Confindustria Napoli, Confindustria Energia e Unione Petrolifera. Per il momento ci fermiamo qui, anche se non voglio mettere preclusioni.

Com’è la situazione politica in Algeria?

Sono stato in Algeria in aprile ed il clima era sostanzialmente molto sereno nonostante quanto riflesso dai Media. C’è solo molta voglia di crescere. È un paese giovane, che usa i social network, che viaggia e che dialoga con l’Occidente. Dal punto di vista societario il nuovo assetto governativo ha comportato il cambio al vertice di Sonatrach: Rachid Hachichi ha preso il posto di Abdelmoumene Ould Kaddour, il chairman che aveva ideato la vision 2030 rispetto alla quale l’acquisizione di Augusta era uno dei pilastri. Detto questo i vice presidenti di riferimento del consiglio di amministrazione di Sonatrach e il direttore generale del Refining sono rimasti al loro posto e, quindi, per noi non è cambiato nulla: i rapporti sono rimasti sempre costanti e la strategia aziendale non ha subito variazioni.

Fonte: www.staffettaonline.com